Rieccoci ad un nuovo appuntamento con l’amichevole blog di quartiere.
Bentornati e soprattutto benvenuti ad i nuovi arrivati!
Questa volta vorrei parlarvi della fotografia subacquea, portandovi alcuni consigli nati dalle mie esperienze sul campo, sperando possano essere d’aiuto a chi si sta avvicinando a questo mondo meraviglioso.
Ma andiamo per ordine. L’idea è nata siccome quando ho iniziato, trovavo ben poche informazioni online essendo un ramo della fotografia abbastanza di “nicchia”. Quindi mi sono detto: “perché non scrivere un articolo, aiutando chi si approccia per la prima volta a questo genere?”.
Inutile dire, che prima di iniziare a scattare sott’acqua bisogna innanzitutto conoscere le basi, avere il pieno controllo e consapevolezza della propria attrezzatura.
Se hai una fotocamera reflex o mirrorless, dovrai dapprima imparare ad usarla in manuale e conoscere bene i limiti del sensore a tua disposizione, prima di immergerti in acqua.
Se ti mancano queste conoscenze, ti consiglio di approfondire con calma e poi ritornare qui in un secondo momento, l’articolo non scappa!
Non mi dilungherò oltre, per quanto riguardano le basi e la fotografia in manuale, per quello puoi contattarmi dall’apposita SEZIONE, anche per corsi one to one.
Partiamo dal presupposto, che in acqua la luce si diffonde in modo diverso e già in pochi metri, anche facendo snorkeling, i colori possono cambiare in base alle situazioni, alla qualità e intensità della luce della giornata.
I primi colori che si perdono andando per ordine sono il rosso, l’arancione e il giallo, andando verso una predominanza sempre più tendente al blu.

Solo questi 3 colori si perderanno nei primi 10/30 metri circa, ma in condizione di scarsa luminosità, banalmente scattando sotto degli scogli o in una grotta marina, noterete che questi ultimi sono molto fievoli sotto la superficie.
Come rimediare a questo problema in fase di scatto?
Il colore nella fotografia è un elemento fondamentale e allo stesso tempo altamente soggettivo.
C’è chi preferisce foto dai toni più caldi e chi scatti più freddi.
Per quanto possa essere personale, nella maggior parte delle situazioni in superficie, bene o male riusciremo a incidere sul file in modo soddisfacente le varie tonalità, ma questo non è scontato in acqua, e avere tutte le foto tendenti al blu non sarà piacevole.
Per le immersioni (ma vale anche per le foto verso la superficie), quindi per profondità maggiori, avrete a disposizione 2 opzioni per risolvere questo problema. La prima sarà l’utilizzo di un flash, che dovrete far installare sullo scafandro al momento dell’acquisto e della sua realizzazione.
La seconda opzione e più economica, consiste nell’utilizzo di torce per ambienti subacquei, facilmente acquistabili ovunque e che vi saranno utili anche per la fotografia paesaggistica, quando sarete in posti con poca luce e avete bisogno di frugare nello zaino per recupere o sistemare il materiale.
Rimanendo sempre in tema colore, in fase di post produzione vi consiglio caldamente di modificare il bilanciamento del bianco, utilizzando i comandi “temperatura” e “tinta”, da Camera Raw in Photoshop.
Vi porto subito degli esempi pratici.
Nel primo screen potete vedere lo scatto originale, con il bilanciamento che ha assegnato la fotocamera, la foto tende molto al verde con colori poco naturali.
Piccola nota, il bilanciamento del bianco è l’unico parametro che lascio solitamente in automatico, e la macchina fa nel 90% dei casi un buon lavoro, tranne per la fotografia subacquea, probabilmente confusa da situazioni di luce insolite.

Nessun problema, si sistema con i due comandi appena citati, in pochi secondi.
Come potete vedere dal secondo screen, abbiamo praticamente già risolto andando a modificare la taratura della “tinta”, portando lo scatto a dei colori più naturali e verosimili.

Dopo di che, regolate la temperatura in base ai vostri gusti e senza esagerare, per avere uno scatto “più caldo” o “freddo”.


Altri parametri a mio avviso fondamentali da impostare prima di mettere la macchina nello scafandro, saranno quelli relativi al tipo di scatto.
Impostate la reflex su AF-C, ovvero autofocus continuo e con la raffica, in modo da rendere la macchina reattiva e più performante per catturare soggetti in movimento, come i pesci e allo stesso tempo andrà bene per realizzare altri scatti, senza dover cambiare in continuazione.
Per animali marini vi serviranno tempi di scatto molto veloci, soprattutto se si muovono velocemente e con diffidenza. A mio discapito, ho scoperto che aperture come F2.8, sono molto difficili da usare con efficacia, vi permetterà si di portare più luce al sensore, ma allo stesso tempo sarà più difficile mettere bene a fuoco i soggetti, specialmente se di piccole dimensioni ed in movimento. Rischierete per esempio, di mettere a fuoco per sbaglio uno scoglio al posto di un pesce molto vicino ad esso. Quindi usate aperture diverse tra F4 e F8, poi ovviamente non esiste una regola assoluta e bisogna soprattutto valutare in base alle esigenze e alle situazioni.
Altro consiglio molto pratico, sarà andare ad impostare gli ISO automatici. Come già detto, non sono per l’uso di automatismi, ma in acqua non avrete completa libertà, sarete più lenti e dovrete cogliere l’attimo come non mai. Quindi, perché non farsi aiutare dalla fotocamera?
Scattando sempre in manuale, sono andato ad impostare gli ISO automatici, dando alla macchina un range tra 64 e 1250 ISO, in questo modo mi sono concentrato su apertura, tempo di scatto e sui soggetti marini.
Ho messo un limite di 1250 ISO, siccome avevo situazioni di luce favorevoli, altrimenti avrei messo un tetto massimo più alto, come 6400, ovviamente questo valore andrà impostato in base al sensore di ogni macchina.
Naturalmente se dovete fare altri lavori, come dei paesaggi marini o dei panning, basterà disattivare questa opzione facilmente anche mentre siete in acqua, per riattivarla sempre dal menù in caso di necessità e agevolazione.

L’ultimo consiglio che vi lascio è per le foto paesaggistiche, con metà inquadratura sommersa e metà in superficie.
Questa tipologia di scatto è probabilmente la più insidiosa per questo campo.
Non ci credete?
Vi spiego subito il perché!
Innanzitutto dovrete gestire in modo diverso in post produzione, la resa del bilanciamento del bianco per la parte sopra e sotto, dovrete chiudere il diaframma a F16 o più per avere maggiore profondità di campo, con tutto a fuoco. Ma la sfida reale sarà portare lo scatto a casa!
L’insidia più grande saranno le gocce che si formeranno nella parte fuori dall’acqua sull’oblò, che andranno a rovinare porzioni d’immagine, come da scatto dimostrativo qui sotto e che probabilmente non noterete finché non vedrete gli scatti a schermo su PC.

Come potete vedere in questo JPG non editato, l’immagine è danneggiata in diverse porzioni, che ho evidenziato. Le gocce nella parte del cielo in alto a sinistra, sono facilmente recuperabili anche con il “pennello correttivo al volo”.
La stessa cosa non sarà così per la parte con la torre e la vegetazione in superficie. Vedete come l’acqua sull’oblò rovina quella porzione, dando quasi un effetto sfocato?

Purtroppo non si può fare molto. Vi consiglio di controllare e provare a rimuovere le gocce passando la mano sull’oblò, inoltre fate delle piccole raffiche in fase di scatto anche per beccare l’orizzonte posizionato “correttamente”. Stando in acqua dovrete combattere anche con il movimento delle onde, che potrebbe influenzare lo scatto facendovi inquadrare solo sotto o sopra, in base alle correnti.
Che dire, penso di avervi dato abbastanza informazioni, che personalmente avrei trovato molto utili, durante i primi approcci alla fotografia subacquea.
Spero che questo articolo sia d’aiuto, ma per qualsiasi cosa potete lasciarmi un commento qui sotto o contattarmi in privato.